Ogni tanto, io mi trovo a guardare nelle pagine di questa o quella storia di una nazione, o di tutte le nazioni, o solo di cronache dimenticate e vedo affiorare e passare come luci visi di donne senza gioia, ma resistenti più delle altre, visi di donne coraggiose più degli uomini, in atto di salutare qualcuno o guardare verso un’aurora per esse, individualmente, impossibile. Donne che ci hanno lasciato ordini, bandiere, testamenti, senza delle quali ciascuna di noi non sarebbe nulla. Noi, senza queste donne, non saremmo nemmeno. Esse sono la donna, cioè umanità. Ecco cosa intendo, veramente, per essere donna: fare parte, – oggi emersa, – di questi popoli oscuri, del loro coraggio, avere presenti, – sempre – i loro vessilli di fuoco e di luce. Voltarci continuamente verso di loro e dire: «Vi ricordiamo! Parleremo per voi! Custodiremo i vostri beni! Li porteremo con noi. Ci ritroveremo». E vivere, lavorare per questo.

Anna Maria Ortese, Se l’uomo è sperduto…, “Paese sera”, 5 maggio 1976

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